(Pubblichiamo in anteprima l'editoriale del n.1/2022 di Pnei News che uscirà la prossima settimana)
Francesco Bottaccioli
Cento anni fa la “spagnola” ebbe i suoi primi micidiali focolai nelle trincee e negli accampamenti militari della prima guerra mondiale. Lo stato eccezionale, prodotto dalla protratta carneficina nel cuore dell’Europa, contribuì a oscurare la percezione della diffusione della pandemia che fu a lungo sottovalutata dalle autorità sanitarie e politiche. Le misure di contenimento furono tardive e mal applicate, il risultato fu che il virus si portò via decine di milioni di vite umane. Il mix guerra e pandemia mise in ginocchio l’Europa e gettò le basi per l’altra catena distruttiva che, con l’avvento del fascismo e del nazismo, portò al successivo showdown ancora più devastante.
Oggi abbiamo più risorse mediche e conoscenze epidemiologiche per fronteggiare una pandemia che, senza vaccini e misure drastiche di contenimento, avrebbe fatto una strage simile a quella procurata dalla “spagnola”. Tuttavia, anche oggi forte è la tentazione di buttarsi nel vortice della distruttività umana. Ce l’ha una quota non piccola delle popolazioni occidentali che, masochisticamente, rifiuta la vaccinazione, e che, in nome della libertà, con sadismo semina odio e violenza contro chi combatte la pandemia. Ma soprattutto ce l’hanno i poteri politici. Quando ho sentito in TV la sintesi del discorso di Putin del 21 febbraio che giustificava l’invasione russa della Ucraina, mi è tornato in mente una frase di Konrad Lorenz, lo studioso del comportamento animale, che dice più o meno così: L’uomo può provare un senso di assoluta integrità anche a commettere atrocità[1]. Anzi, aggiungo, può sentirsi l’interprete di un fenomeno che lo trascende, di cui lui è l’incarnazione vivente: la grande Germania di Hitler, la grande Russia di Putin. Lo stesso eroismo del gesto distruttivo che, in pandemia, esibisce Boris Johnson quando, per decreto, abolisce il contagio e dà in pasto al virus quella quota di suoi concittadini che moriranno a causa di quel gesto, che rappresenta l’estremo tentativo dì salvare la sua traballante poltrona di premier connettendosi al sentimento sociale diffuso di stanchezza e di assoluta indifferenza alla salute dei più anziani, dei più poveri, dei più deboli. Tendenza distruttiva che sta dilagando a livello mondiale. Tutti i governi concordano di porre fine alle misure restrittive prese nei mesi scorsi. Il calendario è diverso da paese a paese, ma la sostanza è la stessa. Possiamo stare tranquilli? Il calo dei contagi e delle ospedalizzazioni c'è dappertutto, ma è molto lento e la mortalità molto elevata non solo in Italia, ma anche nell'est Europa e negli Stati Uniti. Inoltre, è già presente la variante 2 di omicron che, ad esempio, in Danimarca ha soppiantato la variante 1 ed è presumibile che si espanderà nel resto d'Europa. I governi mettono nel conto che il virus continuerà a spadroneggiare e che molti si ammaleranno e una parte morirà. Prendersi Covid-19 non è proprio una barzelletta, è infatti ormai chiaro che le conseguenze a lungo termine sono importanti e non riguardano solo chi è andato in rianimazione: nell'arco di 12 mesi post-Covid, aumenta notevolmente il rischio di disturbi psichiatrici e soprattutto cardiovascolari.
Le risposte alla aggressiva linea distruttiva in politica e in pandemia sono davvero deprimenti. Gli Stati europei vanno in ordine sparso sull’Ucraina pensando al gas e agli affari, gli Stati Uniti, sapendo fare solo la guerra, sono impotenti di fronte alla potenza nucleare russa. Analogamente, di fronte all’avventuriero Johnson, la risposta è la quarta dose del vaccino. Serve? Uno studio israeliano in preprint [2]documenta che chi ha fatto la quarta dose non è maggiormente protetto dalla infezione rispetto a chi ha fatto la terza dose.
È necessario un cambio di strategia, politica e sanitaria. A quest’ultima dedichiamo il numero.
[1] Lorenz C. Il cosiddetto male, Il saggiatore, Milano 1969
[2] https://www.medrxiv.org/con.../10.1101/2022.02.15.22270948v1