La fine dei social network
di Mauro Bologna
A tal proposito segnaliamo due estesi articoli apparsi sulla rivista Internazionale del 9 dicembre 2022, che riguardano approfondite indagini e riflessioni sui Social Media, appunto.
Il primo ha per titolo “La fine dei social network” (di Ian Bogst, The Atlantic, Stati Uniti, riportato in italiano su Internazionale n.1490, pp.40-44) e reca come sintesi le parole seguenti: “I social network erano nati per rafforzare i legami tra le persone, ma con il passare degli anni sono diventati uno strumento per diffondere contenuti e per diventare famosi. E’ arrivato il momento di abbandonarli.”
Poiché l’articolo è molto ricco di dati e di importanti considerazioni, se ne raccomanda la lettura a tutti coloro che si occupano di psicologia e di educazione: i “social” sono (come molti ben sanno) una rete globale in cui ognuno può dire qualsiasi cosa ogni volta che vuole -ed in cui tutti pensano di meritare questa possibilità-.
Si stanno rivelando una pessima idea di partenza, legata al concetto stesso di social media: sistemi creati ed usati per generare un flusso continuo di contenuti. Forse è davvero tempo per incominciare a ridimensionarli ed eventualmente ad abbandonarli. E’ sicuramente tempo di tenerli maggiormente sotto controllo, soprattutto per i più giovani, che non hanno (ancora) filtri e princìpi educativi forti che consentano loro di giudicare cosa è positivo ed utile e cosa non lo è …
A rinforzo di queste considerazioni giunge il secondo articolo (che segue il primo nelle stesse pagine): “Come TikTok ha divorato la rete” di Drew Hartwell, The Washington Post, Stati Uniti, tradotto in italiano su Internazionale n.1490, pp.44-48, e che riferisce come l’App, arrivata dalla Cina, abbia stravolto velocemente il mondo dei social network, puntando tutto su video brevi che creano dipendenza e che sono molto seguiti proprio dai giovanissimi. L’utente medio statunitense guarda TikTok per ottanta minuti al giorno; due terzi degli adolescenti usano l’App ed uno su sei dice di guardarla quasi sempre. Inoltre, TikTok è il social network più usato dai bambini.
A noi la cosa appare gravissima e già largamente al di fuori di ogni controllo. Che anche il caso emblematico d’apertura (bambino di sei anni che in Virginia spara alla maestra) non sia da ricollegare a questi importanti dati statistici osservazionali ?
Coloro che tra i soci SIPNEI sono psicologi, medici, educatori ed operatori sanitari dovrebbero interessarsi -subito e molto approfonditamente- a questi temi di urgente attualità.
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