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Inquinanti dellaria, ansia e depressione

Inquinanti dell’aria, ansia e depressione

di Mauro Bologna

 

       Un articolo di JAMA Psychiatry uscito pochi giorni fa online (in data primo febbraio 2023), a cura di Teng Yang, Frank Kelly et al., in collaborazione tra l’Università di Oxford (Inghilterra), l’Imperial College di Londra e l’Università di Pechino (JAMA Psychiatry. doi:10.1001/jamapsychiatry.2022.4812 ) si pone l’interrogativo di quali siano le associazioni esistenti tra un’esposizione di lungo termine a bassi livelli di inquinanti dell’aria e lo sviluppo di ansia e depressione. 

       Studiando una coorte di ben 389.125 soggetti (si, leggete bene: si tratta di trecentottantanovemila centottantacinque individui) con esposizione agli inquinanti multipli dell’aria a basse dosi, si è giunti alla conclusione che il fatto di respirare aria inquinata aumenta il rischio di sviluppare ansia e depressione. La potenza statistica della conclusione (che è molto significativa) è davvero elevata. 

       I disturbi della salute mentale sono una notevole e crescente causa di disabilità, che viene stimata su scala mondiale ad oltre 125 milioni di anni di vita con disabilità (DALYs, Disability-Adjusted Life-Years), rappresentando una causa di DALYS che si colloca al settimo posto nelle statistiche mondiali del 2019, secondo i dati pubblicati dalla rivista Lancet nella serie di rapporti scientifici denominati Global Burden of Disease del 2019. 

       I soggetti studiati nella ricerca di JAMA Psychiatry (di età media di 56 anni di ambo i sessi, con un 53% di femmine e di composizione multietnica -7814 asiatici, 6788 neri; 1255 cinesi; ed oltre 367000 bianchi, oltre ad altre etnie minoritarie-) sono stati seguiti con un follow-up di oltre dieci anni ed hanno rivelato un tasso di probabilità di 1.16 e di 1:11 (p<0.001) per ansia e depressione rispettivamente nel quartile di esposizione più elevata agli inquinanti multipli dell’aria rispetto al quartile meno elevato. Analisi di sottogruppo hanno rilevato andamenti analoghi per le esposizioni a singoli inquinanti come particolato atmosferico (PM 2,5) ed ossidi d’azoto (NO e NO2). 

       I dati derivano dalla UK Biobank che contiene informazioni di diagnosi e di ricovero nell’ambito del Sistema Sanitario Britannico (Medicina di base e Ricoveri Ospedalieri soprattutto), con esclusione di soggetti che avessero diagnosi di ansia e depressione già all’inizio dello studio (reclutamento svolto tra il 2006 ed il 2010) e con accertamento costante dei dati di inquinamento ambientale nelle zone geografiche di vita e di lavoro dei singoli partecipanti, nell’intero periodo di osservazione.

       La conclusione è che una riduzione dell’inquinamento dell’aria a lungo termine può implicare una significativa diminuzione dell’incidenza di ansia e depressione che caratterizzano sempre di più i soggetti che vivono in aree urbane ed industrializzate, con aria inquinata ad opera di inquinanti multipli.

 

——— Riferimenti ——

Teng Yang et al. JAMA Psychiatry. doi:10.1001/jamapsychiatry.2022.4812

 

GBD2019 Diseases and Injuries Collaborators. Global burden of 369 diseases and injuries in 204 countries and territories, 1990-2019: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2019. Lancet. 2020; 396 (10258): 1204-1222. doi:10.1016/S0140-6736(20)30925-9

 

Disturbi dello spettro autistico: 
un’ampia rassegna su JAMA

Disturbi dello spettro autistico: 
un’ampia rassegna su JAMA

di Mauro Bologna

       La vasta rassegna su questo tema a cura di Tomoya Hirota e Bryan King del Dipartimento di Psichiatria e Scienze Comportamentali dell’Università della California in San Francisco (UCSF), apparsa su JAMA il 10 gennaio scorso (per la serie di articoli denominata “Clinical Reviews and Education”), merita davvero una segnalazione su questa newsletter, che viene seguita da numerosi medici (tra cui pediatri e neuropsichiatri infantili) e psicologi iscritti alla nostra Società scientifica.

       L’incidenza dei disturbi dello spettro autistico (DSA) è in notevole aumento in tutti i paesi industrializzati, con netta prevalenza a carico del sesso maschile (circa 3:1 rispetto al sesso femminile).

       L’articolo è dotato di una ricca ed aggiornata bibliografia e contempla una dettagliata analisi dei criteri diagnostici, imperniati sul Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th Edition (DSM-5). L’articolo affronta inoltre numerosi quesiti fondamentali, una completa discussione sulla fisiopatologia più aggiornata e gli approcci terapeutici più completi sia farmacologici che comportamentali. 

       Una sezione speciale analizza infine le domande più frequenti in merito alle forme di DSA, con particolare riguardo alle seguenti quattro. 

       (1) Negli adulti che si presentano per la prima volta con un disturbo della sfera autistica, quali condizioni devono essere considerate nella diagnosi differenziale ? Risposte: ansia sociale; disturbi ossessivo compulsivi; disturbi dell’attenzione e varie loro combinazioni.

       (2) Esistono delle considerazioni speciali per l’assistenza medica generale dei soggetti con DSA? Risposte: considerare le limitate capacità comunicative che possono complicare la manifestazione dei sintomi più vari, dal dolore ai sintomi intestinali, e da quelli di malattie infettive e respiratorie fino al rilievo di effetti indesiderati delle terapie.

         (3) Esistono elementi che possono migliorare la comunicazione dei soggetti portatori di DSA con gli operatori sanitari nelle visite ambulatoriali? Risposte: Interazioni anticipate ed efficaci con i genitori o con i “caregivers” prima degli appuntamenti di visita ambulatoriale; fissare gli appuntamenti all’inizio oppure alla fine delle sedute ambulatoriali per ridurre i tempi di attesa (particolarmente stressanti) dei soggetti con DSA e migliorare quindi il loro colloquio con i sanitari. 

       (4) Quali sono I migliori trattamenti basati sulle evidenze in casi di DSARisposte: gli interventi comportamentali precoci migliorano le interazioni sociali e comunicative; le risposte emotive connesse (ansia, aggressività e disturbi dell’attenzione con iperattività) con largo spazio per terapie cognitivo-comportamentali e per integrazioni farmacologiche.

       In sintesi, si tratta di una rassegna davvero completa e clinicamente rilevante, di cui si raccomanda agli interessati la lettura integrale dell’originale in lingua inglese, liberamente accessibile.

 

——— Riferimenti ——

Hirota, T., King, B.: Autism Spectrum Disorder - A review. JAMA. 2023;329(2):157-168. doi:10.1001/jama.2022.23661

PSICOTERAPIA EPIGENETICA.QUANDO LA PSICOTERAPIA DEL TRAUMA FUNZIONA, CAMBIA L'EPIGENETICA DELL'ASSE DELLO STRESS

PSICOTERAPIA EPIGENETICA.QUANDO LA PSICOTERAPIA DEL TRAUMA FUNZIONA, CAMBIA L'EPIGENETICA DELL'ASSE DELLO STRESS

Francesco Bottaccioli

Fino ad ora erano poche, anche se importanti, le evidenze sulla capacità della psicoterapia di accedere al macchinario cellulare e cambiare una segnatura epigenetica disadattativa.Adesso da ricercatori tedeschi è giunto un lavoro su un campione non piccolo di persone (circa 150) con disturbo da stress post-traumatico (PTSD nella sigla internazionale) trattate con psicoterapia narrativa di esposizione, che viene giudicata la più efficace sul trauma. Il gruppo in trattamento è stato testato sia per i sintomi sia per la metilazione del gene che codifica per il recettore per il cortisolo in tre momenti: prima dell'inizio del trattamento, dopo 4 mesi e dopo 10 mesi la fine del trattamento, che è consistito in 12 sessioni di psicoterapia.Il 78% del campione, alla fine del trattamento, ha mostrato una riduzione significativa della sintomatologia post-traumatica, misurata con apposita scala. Il fatto davvero importante è che la riduzione della sintomatologia correla direttamente con un cambio della segnatura epigenetica del gene NR3C1, che è quello che comanda la produzione del recettore per il cortisolo. Quest'ultimo, come è noto, è il principale ormone prodotto dalla iperattivazione dell'asse neuroendocrino dello stress, che è massima in corso di trauma. La psicoterapia, in chi ha funzionato, ha ridotto la sintomatologia e, al tempo stesso, ha cambiato l'espressione biologica. Ovviamente, c'è ancora molto da studiare e anche da discutere (non in questa sede), ma il messaggio è chiaro: le parole e le tecniche psicoterapeutiche hanno effetti biologici.

 

vedi allegato

 

ISTITUTO ITALIANO STUDI FILOSOFICI 

IMMUNITÀ, FILOSOFIA E SCIENZA

SEMINARIO INTERDISCIPLINARE

NAPOLI 10 MARZO 2023, 0RE 16 (ANCHE ONLINE)

CON ROBERTO ESPOSITO E FRANCESCO BOTTACCIOLI

ISTITUTO ITALIANO STUDI FILOSOFICI

IMMUNITA', FILOSOFIA E SCIENZA

SEMINARIO INTERDISCIPLINARE, NAPOLI 10 MARZO 2023, 0RE 16

CON ROBERTO ESPOSITO E FRANCESCO BOTTACCIOLI

Tradizionalmente i filosofi hanno largamente ignorato l’immunologia, considerata una materia biologica specialistica dedita allo studio della dimensione molecolare dei fenomeni vitali. Negli ultimi anni il rapporto tra filosofia e immunologia è diventato un epicentro consolidato di ricerca.
Nulla come il nostro sistema immunitario mostra come si possa, e si debba, accogliere l’esterno dentro di sé, facendo del nostro organismo un continuo luogo di scambio e di passaggio tra dentro e fuori.
La ricerca scientifica contemporanea documenta la stretta interrelazione tra il sistema immunitario e gli altri grandi sistemi di regolazione fisiologica e tra questi e la dimensione psichica. Diviene oggi possibile prospettare un programma di ricerca che pensi il soggetto come un intero nel suo nesso costitutivo con la comunità.

Il seminario è parte dell'insegnamento del Master di II Livello in Psicologia e PNEI della Università di Napoli Federico II, ma è aperto al pubblico.

Il seminario potrà essere seguito online previa registrazione scrivendo alla Tutor del “Master Psicologia e Pnei” barbara.agueli@unina.it e per conoscenza all’Istituto Italiano Studi filosofici fiorinda.livigni@gmail.com


https://www.iisf.it/index.php/attivita/programmi/eventi-culturali/immunita-filosofia-e-scienza.html

scarica la locandina

IMPARARE LA VIA DELLA MEDITAZIONE CON SCIENZA E FILOSOFIA.

Dal 22 al 25 Aprile 2023 a Roma il corso di base PNEIMED

IMPARARE LA VIA DELLA MEDITAZIONE CON SCIENZA E FILOSOFIA.

Dal 22 al 25 Aprile 2023 a Roma si tiene il corso di base Pneimed con Antonia Carosella, Anna Giulia e Francesco Bottaccioli.

Sede: Roma, via Trionfale 65 (zona Prati, Fermata Ottaviano della Metro A, direzione Battistini)

Durata: 4 giorni per un totale di 30 ore di insegnamento teorico e pratico.

Periodo: 22-25 aprile 2023

Orario: 9-13//14,00-18,30. L’ultimo giorno 8-14,15

Modalità: Lezioni scientifiche (Anna Giulia e Francesco Bottaccioli) e insegnamenti di tecniche di rilassamento e antistress (Antonia Carosella), secondo un modello di alternanza sperimentato da anni.

Argomenti delle lezioni teoriche

1. Le relazioni psiche-cervello-corpo: presentazione sintetica generale

2. Le influenze del cervello sul corpo: sistema dello stress e malattie

3. Le influenze del cervello sul corpo: emozioni e malattie

4. Le influenze del corpo sul cervello: il cibo

5. Le influenze del corpo sul cervello: l’attività fisica

6. Gli effetti delle tecniche antistress sul cervello e sulla salute in generale

7. Il Metodo PNEIMED: le verifiche di efficacia con esperimenti controllati

Argomenti delle lezioni di tecniche antistress e meditative

1. I fondamenti filosofici del Metodo PNEIMED

2. Rilassamento: esercizi di base

3. Respirazione: tecniche di base

4. Visualizzazioni: tecniche di base

Le iscrizioni sono aperte; si procederà all’assegnazione dei posti secondo l’ordine di arrivo del bonifico e comunque entro e non oltre il 21 marzo 2023 Costi: L’iscrizione al corso costa 400 euro iva inclusa con un massimo di 15 partecipanti, che verranno inseriti in base alla data del bonifico di iscrizione.

Modalità di iscrizione.

Vedi la scheda allegata

Per conoscere l' approccio PNEI alla meditazione si può vedere la conferenza di Francesco Bottaccioli della fine di ottobre del 2022.

https://www.youtube.com/watch?v=JJCZjxiLKMs&t=1225s


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