DALLO STUDIO SULLA IMMUNIZZAZIONE NATURALE VENGONO IPOTESI PIÙ PRECISE SU EFFICACIA E PROTEZIONE DEI VACCINI ANTI-COVID-19
Come è noto, ad oggi non conosciamo il livello di efficacia reale dei diversi vaccini anti-Covid-19, quanto duri la protezione e se i vaccinati non trasmetteranno l’infezione.
Possono aiutarci ad avere idee più precise al riguardo i risultati di uno studio inglese, pubblicato il 14 gennaio 2021 nel sito del Governo UK Public Health England, che, a partire dal giugno scorso, ha monitorato 6,614 lavoratori della sanità positivi a COVID-19 verificando il livello di anticorpi specifici.
A distanza di 5 mesi l’83% del campione presenta ancora anticorpi e non si è reinfettato. Più precisamente, tra il 18 giugno e il 24 novembre 2020 degli oltre 6000 soggetti studiati solo 44 hanno manifestato segni di reinfezione, quindi oltre l’80% è ancora protetto. Tuttavia, la professoressa Susan Hopkins, Senior Medical Advisor al Public Health England, responsabile dello studio (denominato SIREN), ha dichiarato: “Noi adesso sappiamo che le persone che hanno contratto il virus e che hanno sviluppato anticorpi sono protetti dalla reinfezione, ma questa protezione non è totale e non sappiamo quanto duri. In particolare, e questo è un punto cruciale, noi pensiamo che queste persone possano ancora essere in grado di trasmettere il virus”.
Quindi: 1) è difficile pensare che la protezione conferita dai vaccini sia superiore a quella naturale che, secondo questo studio, si attesta attorno all’80%; 2) gli anticorpi persistono nella grande maggioranza degli infetti e quindi, presumibilmente, dei vaccinati almeno 5 mesi; 3) è probabile che l’immunizzazione non blocchi la trasmissione del virus bensì solo la gravità della malattia.
Le implicazioni pratiche di queste ipotesi sono: 1) le misure di protezione dure restano fondamentali e resteranno tali per almeno tutto questo anno (speriamo con un allentamento in estate!) anche quando auspicabilmente la vaccinazione avrà raggiunto livelli alti di copertura della popolazione, che comunque è altamente improbabile che raggiungerà la mitica immunità di gregge nel corso del ‘21; 2) l’integrazione delle cure (psicologiche, antistress, nutrizionali, nutraceutiche, fitoterapiche) è cruciale: affidarsi solo ai vaccini presentandoli come la soluzione finale rapida può essere molto pericoloso in termini di tenuta psicologica della gente, che, illudendosi della rapida soluzione finale, potrebbe non reggere nel lungo periodo.
F.B. 15.1.21
TEST SALIVARI PER COVID EQUIVALENTI AI NASO-FARINGEI. SAREBBE UN BEL SOLLIEVO E DI MAGGIORE UTILITA'!
E' appena uscita una meta-analisi su JAMA Internal Medicine che mostra l'equivalenza, in termini di specificità e sensibilità, dei test salivari e dei test naso-faringei per la diagnosi di positività al virus SARS-CoV-2. Butler-Laporte G, et al. A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Intern Med. 2021 Jan 15. doi: 10.1001/jamainternmed.2020.8876. Epub ahead of print. PMID: 33449069.
Equivalenti, ma molto differenti: perché il tampone attuale è abbastanza fastidioso per chi lo subisce, perché richiede personale addestrato, perché è difficile farlo a bambini e a persone con problemi di varia natura. Il prelievo della saliva invece è semplice, indolore e non richiede una particolare expertise da parte dell'operatore. La tecnica di lettura del campione è poi la stessa: l'amplificazione del materiale genetico virale tramite la PCR.
Ma non finisce qui. Un altro studio, in pre-print, quindi in attesa di verifica ma che viene dalla prestigiosa Scuola di Medicina della Yale University, suggerisce che dall' analisi della saliva è possibile farsi un'idea sull'andamento della malattia nei polmoni e cioè sapere in anticipo se il virus ha già interessato i polmoni. Questo perché la saliva è anche impregnata di catarro o comunque di secrezioni della vie aeree più basse rispetto a quelle delle vie aeree superiori (che vengono recepite col tampone naso-faringeo).
Se questa metodica verrà rapidamente implementata ne guadagneremo tutti: chi deve fare il test, anche molto spesso se per esempio è un operatore sanitario, e anche la campagna di tracciamento del contagio, che avrebbe un largo impulso da questa innovazione tecnica. DOI: 10.1001/jamainternmed.2020.8876
F.B. 16.01.2021