Immunità naturale o ibrida verso Sars-CoV-2 ? Il vaccino serve a chi ha avuto già l’infezione? E la quarta, quinta, sesta dose è la strategia giusta?
di Francesco Bottaccioli
L’articolo che segnaliamo SARS-CoV-2—The Role of Natural Immunity: A Narrative Review https://www.mdpi.com/2077-0383/11/21/6272, che vede tra i firmatari il socio Attilio Cavezzi, pone alcune questioni di grande interesse su cui la comunità scientifica internazionale si interroga da tempo: quanto è efficace e quanto dura l’immunità conseguita dal contatto con il virus SARS-CoV-2? Inoltre, c’è una differenza tra l’immunità da infezione (cosiddetta immunità naturale) e immunità da vaccino?
Le risposte che danno gli autori in sintesi sono: 1) l’immunità naturale persiste a lungo 2) ed è uguale/ superiore a quella conferita dalla vaccinazione. Da qui la conclusione: chi ha avuto il Covid non è necessario che si vaccini.
Non entriamo nel merito dei numerosi articoli passati in rassegna dalla review narrativa, notiamo che un esame attento della letteratura citata sarebbe necessario perché diverse citazioni portano a delle conclusioni diverse da quelle indicate nel testo. Un solo esempio: la review cita un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità che in realtà sostiene esattamente il contrario e cioè che chi si è ammalato da molto tempo o ha fatto solo una dose di vaccino ha un maggior rischio di infettarsi di chi si è ammalato da meno tempo e ha fatto più dosi. Più in generale. per valutare l’efficacia e la durata della immunità naturale, la review usa, in larga misura, studi che trattano della prima fase della pandemia, pre-delta e pre-omicron, che, come sappiamo, sono le varianti più pericolose e immunoevasive.
Tuttavia, gli aspetti di fondo sono altri: la review trae delle conclusioni senza prendere in esame in modo esteso gli studi sulla cosiddetta immunità ibrida e cioè l’immunità indotta dalla combinazione di infezione e vaccinazione. Che poi è l’immunità di larga parte della popolazione che è largamente vaccinata e che si è infettata in percentuali significative. Questi studi ci danno due informazioni preziose: 1) le persone che hanno avuto una infezione e hanno fatto 2 o 3 dosi di vaccino hanno una protezione molto alta e superiore a chi non è stato vaccinato; 2) la quarta dose non aggiunge praticamente nulla alla capacità cross-reattiva del sistema immunitario anche verso le nuove varianti.
Questo vuol dire, a nostro parere, che 1) la vaccinazione è certamente utile anche a chi ha contratto la Covid, in particolare se l’infezione è stata causata da varianti pre-delta e pre-omicron; 2) la strategia di usare booster ogni 4 mesi per tutta la popolazione, bambini inclusi, è scientificamente infondata e dissipatrice di risorse pubbliche che andrebbero usate diversamente: per esempio, come da tempo scriviamo, per impostare una politica efficace di prevenzione e cure integrate, 3) ovviamente, i booster successivi alla terza potrebbero essere riservati a settori particolarmente suscettibili alla reinfezione e con possibili conseguenze gravi, ma, anche in questo caso, occorrerebbe l’uso della scienza e non di criteri all’ingrosso, e cioè sarebbe oltremodo utile perfezionare e rendere routinari test di verifica della persistenza della memoria linfocitaria (T e B) per stabilire, con cognizione di causa, chi è effettivamente a rischio.
Allego i fulltext dei riferimenti essenziali sulla immunità ibrida e il fulltext di un editoriale del New England Journal of Medicine sulla nuova fase che si è aperta, che critica apertamente la linea dell’uso ripetuto dei booster.
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