INTESTINO e CERVELLO: le relazioni si arricchiscono di nuovi dati.

pubb. domenica, 7 Febbraio, 2021


di Mauro Bologna, 7 febbraio 2021

I cultori della PNEI ben sanno che esistono rapporti molto stretti tra le funzioni intestinali e quelle cerebrali.
Tali rapporti passano anche attraverso la composizione batterica del microbiota intestinale.

Un recentissimo articolo editoriale apparso su Nature (a cura di Cassandra Williard, “How gut bacteria alter the brain”, Nature 4 febbraio 2021  vol. 590, pag. 22-25) parla di importanti novità sulle modalità con cui si dimostra che il microbioma riesce ad influenzare il funzionamento cerebrale e di come lo studio di tali interazioni possa portare a migliorare il trattamento di importanti patologie come il Morbo di Parkinson, la Sclerosi Laterale Amiotrofica e l’Autismo.

Fin dalle osservazioni dello stesso James Parkinson (il chirurgo britannico che per primo studiò e definì nel 1817 il morbo che porta il suo nome) risultava che i malati della “paralisi agitante” soffrivano di costipazione intestinale prima di sviluppare i sintomi neurologici ed anche che qualche miglioramento si poteva ottenere con i lassativi.
Ma la sindrome finiva quindi con lo sviluppo e l’aggravamento del difetto di controllo motorio, per morte dei neuroni regolatori nei nuclei cerebrali relativi. Dati oggettivi osservano nei malati accumuli di proteine anomale (alfa-sinucleina) nei neuroni dei nuclei del controllo motorio che finiscono col determinare la morte delle cellule nervose interessate. Patologie legate alla presenza/accumulo di proteine anomale comprendono anche Sclerosi Laterale Amiotrofica, e Malattia di Alzheimer.

Dati recenti (Friedland, 2015) dimostrano che alcuni batteri intestinali possono produrre proteine con struttura simile alla sinucleina difettosa e potrebbero funzionare da stampo per riprodurre i difetti delle proteine cerebrali (amiloidi batteriche con propensione alla precipitazione locale).
Il canale di comunicazione tra intestino e cervello, sia in questo che in altri casi, è il nervo vago.

Altre osservazioni antiche che incominciano ora a trovare una spiegazione riguardano la rarità del riscontro di una sindrome di Parkinson nei soggetti che negli anni ’60 e ’70 del ‘900 subivano una resezione vagale per la cura chirurgica dell’ulcera gastrica (vagotomia totale o parziale a scopo di ottenere una riduzione della secrezione acida dello stomaco).

Esistono poi ceppi batterici che elaborano molecole con effetti positivi, come la nicotinamide (vitamina B3), che viceversa può proteggere dalle patologie del motoneurone: la vitamina B3 dall’intestino al cervello seguirebbe invece una via ematica di diffusione.

Ancora altri ceppi batterici presenti nell’intestino materno (batteri filamentosi segmentati) potrebbero essere responsabili di una aumentata produzione di IL-17 nell’organismo materno che durante una gravidanza raggiungerebbe per via trans-placentare il cervello del feto in via di sviluppo, col risultato di un aumento del rischio di disturbi dello spettro autistico nel neonato.

Si tratta dunque di osservazioni sempre più numerose (con varie e conferme sperimentali e cliniche) dei rapporti molteplici e stretti che esistono tra la composizione della flora batterica intestinale (microbioma) e le funzioni cerebrali. Torneremo presto su questi temi, con vari arricchimenti dei dati scientifici al riguardo che ci risultano in corso di conferma e di estensione, nel senso degli effetti positivi di una manipolazione alimentare del microbioma ed anche dell’estensione della pratica del trapianto fecale come rimedio radicale ed efficace.





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