Sul New England Journal of Medicine del 5 dicembre 2019 è apparso un report scientifico di ricercatori tedeschi che hanno monitorato il cervello di operatori che per 12 mesi sono stati a lavorare nella stazione di ricerca tedesca Neumayer III in Antartide.
In questo esperimento naturale di isolamento sociale e di ambiente “monotono”, il cervello degli esploratori ha subito una cambiamento importante: il giro dentato dell’ippocampo, alla fine della permanenza in Antartide, ha mostrato una riduzione statisticamente significativa rispetto al momento della partenza e anche rispetto al gruppo di controllo che è vissuto in un ambiente normale).
Ricordo che il giro dentato è la sede della produzione di cellule staminali da cui si formano nuovi neuroni (neurogenesi ippocampale) che si integrano nell’ippocampo garantendo il suo buon funzionamento, che è essenziale per la memoria e per l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi surrene (sistema neuroendocrino dello stress).
Quante sono le persone che vivono il loro Antartide privato? E quanti sono i medici e gli psicologi che hanno capito che la socialità è un fattore di salute di prima grandezza che andrebbe identificato e affrontato nella relazione di cura?
Francesco Bottaccioli
Alexander C. Stahn et al (2019) Brain Changes in Response to Long Antarctic Expeditions. New England Journal of Medicine, December 5
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